Fermata Borromeo

Piazza Borromeo

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Conti, marchesi e infine principi dal 1916, i Borromeo sono una delle colonne portanti della storia di Milano. Come i Visconti, da secoli non hanno mai smesso di scriverla. Intorno a questa piazza hanno costruito la loro fortuna e qui hanno abitato e abitano ininterrottamente dal XV secolo. Originari di San Miniato al Monte, arrivano a Milano nel Trecento conquistando subito fama, potere e ricchezza grazie alla loro attività di banchieri.
Come i Durini e i Visconti, avevano una contrada che portava il loro nome e la cui memoria si conserva nei toponimi Via Borromei e nell’omonima piazza. Una vera e propria cittadella con al centro il severo palazzo di mattoni rossi sulla cui facciata campeggia un portale in marmo a sesto acuto, sulla cui cuspide si trova uno dei tradizionali emblemi araldici della famiglia: il cammello. Insieme a Casa Fontana Silvestri in Corso Venezia è uno dei rari palazzi medioevali giunti sino ai giorni nostri, anche se profondamente rimaneggiato in seguito ai gravi danni subiti nei bombardamenti dell’estate del 1943. 
Nata come casa da nobile, quando le cose in città volgevano al peggio svolgeva anche funzione di roccaforte diventando, a seconda delle necessità, baluardo difensivo o offensivo. Occupava un intero isolato, sviluppandosi lungo tutta via Sant’Orsola e parte di via Belgiojoso, sulla quale affacciava l’ampio giardino. Le diverse ali del palazzo principale erano distribuite intorno a sei cortili. Quello d’Onore, sopravvissuto alle devastazioni causate delle bombe, circondato su tre lati da portici sorretti da robusti pilastri ottagonali, presenta sul quarto una facciata decorata con il celebre motto “Humilitas” e interpolata da ampie finestre sesto acuto incorniciate da raffinate cornici in cotto. Dietro una di esse, al pian terreno, si conserva un formidabile ciclo di affreschi della metà del XV secolo, noti come “Giochi Borromeo”. Di grande eleganza e bellezza, raffigurano giovani rampolli della famiglia colti come in una istantanea nell’atto di giocare a tre tipici passatempi dell’aristocrazia dell’epoca: il gioco della palla, quello della palmata e ai tarocchi. 
Un’indimenticabile parata d’incantevoli fanciulle sontuosamente vestite e dalle acconciature fiabesche, accompagnate da compassati giovani cavalieri. Sullo sfondo, paesaggi campestri e lacustri che richiamano quelli della Rocca di Arona, sul Lago Maggiore, donata a Vitaliano Borromeo da Filippo Maria Visconti nel 1440, feudo che gli varrà il titolo di conte. Solo pochi anni dopo acquisterà quella di Angera, sulla sponda opposta del lago, in mezzo al quale due secoli dopo i suoi discendenti faranno costruire uno fra i più suggestivi e leggendari capolavori del barocco italiano: il palazzo dell’Isola Bella.